Un uomo rimasto solo entra in una stanza. L’uomo è stato un pastore che per gran parte della sua vita ha percorso da monte a valle e da valle a monte, dall’inizio di ogni autunno alla fine di ogni primavera, i sentieri della transumanza, i tratturi, seguendo e vigilando le sue greggi.
L’uomo è stato anche un soldato che per quattro anni, sul fronte del Carso, ha attraversato, dalle retrovie alle trincee e dalle trincee alle retrovie, una guerra, seguendo e vigilando il suo lume della ragione. Ma quella stanza, la sua stanza, nulla contiene di quelle vite: ne’ cimeli, ne’ strumenti, ne’ mappe, ne’ attrezzi; solo parole, quelle dei poeti stampate sulle pagine. Leggere, da volare oltre gli orizzonti ma allo stesso tempo pesanti, da incidere la mente come quel legno che ama intagliare. Sono lì dentro i quattrocento libri di Chicche ru cuaprare, il soprannome di Francesco Giuliani ( Castel del Monte. AQ – 1890-1870), lo straordinario pastore-poeta e scrittore abruzzese che amava Dante, Ariosto e Tasso. Quei preziosi e inseparabili libri lo hanno accompagnato nelle sue numerose transumanze, lo hanno aiutato a superare i recinti dell’ignoranza e ad espandere i confini dello sguardo fin dentro se stesso e fin dentro l’umanità tutta, tanto da renderlo cantore delle sue esperienze, perché “L’uomo non deve essere come il cane che aizzato si avventa; dalla natura ha avuto il dono del cervello, deve cercare di capire tutto, pensare e riflettere”. Sfogliando i suoi amati autori classici nella sua stanza, prenderanno forma i suoi ricordi mentre la vita lentamente volterà le sue ultime pagine.
La stanza del pastore di Vincenzo Mambella
Diretto ed interpretato da Edoardo Oliva
Musiche di G. Di Giuseppe
Scenografie F. Vitelli
Produzione Fondazione Aria, Espressione d’Arte, Teatro Immediato
Musiche
Giuliano Di Giuseppe
Regia
Edoardo Oliva